![](https://forum.freeplaying.it/proxy.php?request=http%3A%2F%2Fi.imgur.com%2FANNobbl.jpg&hash=72ff4ec21691e9c5e74e2d3414c86a259ade1cf1)
This section allows you to view all posts made by this member. Note that you can only see posts made in areas you currently have access to.
Show posts MenuQuoteCarissimi di Freeplaying,
mi piacerebbe sottoporvi qualche spunto di riflessione sul mercato videoludico.
A seguito del recente lancio della nuova piattaforma streaming Youtube Gaming, la nuova strategia di "business" messa in atto da Gamestop nell'ultimo anno e i recenti progetti lanciati su Kickstarter, dietro cui si nasconde la grande distribuzione, sembra si stiano ormai definendo e consolidando dei nuovi standard e paradigmi per il mercato.
Quando si parla del mercato videoludico, ne si è riconosce sempre la redditività, le enormi possibilità di sviluppo e un sempre maggiore bacino d'utenza. I soldi di cui si parla però, a differenza di qualunque altro mercato di consumo (e analogamente agli altri business del c.d. entertainment), non sembrano mai girare nelle tasche dei produttori (sia studio che publisher), finendo inesorabilmente nelle tasche tutti quei soggetti intermedi, complementari o addirittura sostituti (siano essi Youtube, Twitch o la grande distribuzione) a cui l'utenza ormai si rivolge.
La nuova generazione di giocatori (che banalmente potremmo individuare nei c.d. millennials) sembra non essere più interessata a giocare (come hanno dimostrato i numeri elefantiaci dei vari canali "Let's Play" prima, e Twitch dopo). Questa osservazione può trovare (e a mio personale parere trova) risposta nella nuova concezione di "intrattenimento" che internet ha offerto negli ultimi 20 anni: gratuito, istantaneo, vorace. Le nuove generazioni sono inoltre abituate a piattaforme diverse: i tablet e smartphone sono entrati nella quotidianità della vita familiare, e si può comprendere come la possibilità di acquistare una console/computer possa essere ritenuta irrisoria, quando esiste un mercato di giochi gratuiti ed istantanei a portata di mano.
Gamestop, forse in risposta alle nuove esigenze del mercato, ha cambiato completamente i propri punti vendita, valorizzando l'esposizione dell'usato e focalizzandosi sull'oggettistica, riflettendo più il nuovo status "POP" dei videogiochi. Twitch e Youtube inizieranno a farsi la guerra per attrarre e trattenere tutti gli attori minori come Youtube star e Streamer famosi (Twitch ha già incluso nei suoi contratti clausole che vietano la possibilità di usufruire di più parti.
Questa situazione trova analoghi riscontri nelle dinamiche del mercato della musica degli ultimi anni. La sostanziale differenza è che gli artisti e publisher (ormai arresisi al consumo gratuito dei propri prodotti e ai servizi di streaming come Spotify, Tidal e Apple Music) hanno ancora la possibilità di guadagnare direttamente tramite i Tour.
In questo clima, è normale comprendere come gli studio e publisher facciano fatica a reperire capitali, e come alcuni di essi si sentano minacciati da tutti quegli attori intermedi e complementari che gravitano attorno ai videogiochi (Nintendo vs. Youtube a titolo di esempio).
L'unica soluzione sembra sia scavalcare questi attori e rivolgersi direttamente al mercato, attraverso piattaforme di crowdfunding. I progetti di Kickstarter lanciati da Deep Silver e Sony (Bloodstained e Shenmue III) ne sono un chiaro esempio: il mercato retail non basta per il ritorno del proprio investimento. Il successo di questi progetti sembra però fare capo ad una nicchia di mercato che, benché pronta a finanziare (e spendere) per lo sviluppo di giochi, ha una marcata sensibilità verso titoli/autori "di altri tempi", a cui le nuove generazioni sono insensibili. La prassi ormai è celebrare le "internet celebrity" che hanno reso un gioco virale, piuttosto che gli autori del gioco stesso. Questa soluzione però non sembra destinata a durare in eterno (come dimostra il fallimento di Red Ash di Inafune e i dubbi che stanno sorgendo sullo sviluppo di Mighty N°9).
Questo nuovo (dis)equilibrio del mercato videoludico potrà durare a lungo?
Un caro saluto,
Johnny
QuoteCari amici di friplei, caro Doc, caro Max, caro giuliocupini, come state? Fa caldo? La famiglia tutto a posto?
Vi seguo da 4 o 5 anni e finalmente ho trovato la penna per scrivere alla redazione, così eccomi. Non scrivevo a un programma dal 1987, ed allora era BimBumBam.
Non parlo di GamesCom perché non hanno presentato Watch Dogs 2.
Vi scrivo perché vorrei sapere, per Voi amici del proibito, quanto pesa la grafica nella valutazione di un gioco.
Mi spiego meglio: l'altra sera sentivo qualcuno (ma poteva benissimo essere l'omino nella mia testa) dire che Destiny é graficamente brutto; essendo nato negli anni 70, essendo un vecchiaccio da cantiere, essendo cresciuto con 5 pixel sullo schermo, non riesco a giudicare una grafica moderna come "brutta", ma solo più o meno bellissima, perché se penso a Pitfall per C64 o Dragon per MSX mi vengono i brividi; dunque, il parametro grafica, non ha nessun peso nella mia valutazione di un gioco.
Per voi colleghi di ospizio, é la stessa cosa? O avete ancora senso critico in quel senso?
Mi aspetto una risposta che contenga le parole Biggio e Nappi.
Senza nulla a pretendere, vostro
Valerio C.
QuoteCarissimi di Freeplaying,
volevo scrivere due righe a seguito della mail dell'ascoltatore letta lo scorso podcast, che esprimeva un certo disaccordo con l'andamento recente della "trasmissione".
Ascolto Freeplaying perché, nel suo piccolo, offre un punto di vista diverso dalla pietosa kermesse di fanboy, ragazzini e youtube stars che gravita attorno al mondo dei videogiochi. A peggiorare la situazione c'è una "stampa" dedicata che da sempre fomenta il suo pubblico e priva di ogni dignità un medium che ha perso da anni ogni forma di credibilità.
Precisando che, a mio parere, i videogiochi sono e rimarranno per sempre un medium per ragazzi, fa piacere sapere che ci sono voci come quelle espresse sul vostro podcast.
Sono voci più adulte (ma non troppo) che vivono (o hanno vissuto) i videogiochi con passione, ma che allo stesso tempo hanno coscienza di riconoscere i loro grandi difetti, senza trasformarsi però in un grande atto di onanismo nichilista autoreferenziale, buono solo ad accattivarsi nuovi ascoltatori (si veda SuperBunnyHop ed il recente video sull'E3 che Bruno ha più volte richiamato nella scorsa puntata).
Il fatto che il podcast non si rivolga ad un pubblico eccessivamente esteso, ha forse evitato che la trasmissione subisse "contaminazioni" nelle proprie opinioni e personalità, come spesso avviene quando ci si relaziona con un pubblico on-line esteso. Così i pareri espressi dai "conduttori" di Freeplaying hanno il fascino di essere meno sensibili ai grossi sensazionalismi del marketing videoludico ed offrono un punto di vista più spontaneo e vero.
Il podcast gode inoltre di un buon equilibrio tra i diversi "conduttori" (tra chi lavora veramente nei videogiochi, chi vorrebbe, chi guarda solo video su youtube *wink wink, chi difende il mondo indie ecc.), e vedere queste diverse personalità confrontarsi rende la trasmissione piacevole.
E a chi dice che siete troppo apatici, rispondo con le parole profetiche ed epigrafiche di Bruno:
"Non c'è niente di cui entusiasmarsi".
Vi auguro di continuare così.
Johnny
QuoteCiao ragazzi,sono bibochef ed è una vita che vi seguo(e che vi voglio scrivere).
Il podcast è molto divertente,uno dei pochi che non mi annoia e che seguo fino all'ultimo secondo.Fatta questa piccola premessa,con l'aggiunta che vi voglio bene, è ora di svelare il motivo che mi ha spinto a scrivere questa mail.Da un po' di tempo,secondo il mio personale parere,state perdendo(forse) la vostra direzione e quindi la mia domanda è la seguente...dove volete andare a parare?Fino a poco tempo fa vi seguivo(vi seguo ancora eh)con la certezza di ascoltare un podcast divertente e scansonato che parlava in modo abbastaza frizzante e leggero di videogiochi ma anche di films e musica...ora, pur restando sempre molto divertenti quando parlate di stronzate,mi date l'idea di voler prendere un vicolo abbastanza strano...siete apatici verso tutto,è tutto merda,avete un senso critico troppo negativo,che non è sempre un male, ma a volte mi date l'idea di voler essere il baston contrario a forza...
Per me i videogiochi sono esclusivamente un giocattolo,un divertimento e anche una gioia che mi fa dimenticare per un'attimo dei problemi e dei fastidi della vita quotidiana.L'ultimo podcast sull'e3 è stata la classica goccia ...avete parlato di tutto, senza un minimo di entusiasmo,prendendo le distanze da noi videogiocatori,facendoli(ci) passare anche po' per uno stupido gregge che si entusiasma per nulla,per marketing...ma voi da che parte state?Cosa vi spinge a discutere di videogiochi se è tutto una critica altamente negativa verso il settore e verso la "stupidità" dei videogiocatori?
Se posso darvi un consiglio,assumete qualcuno che giochi anche su xbox one,perchè nonostante sia fiero possessore di playstation,sarebbe carino sentire una voce meno di parte e non la solita critica a Microsoft a prescindere
Grazie e non vi incazzate(già immagino il tono con cui Simone o Bruno leggeranno questa lettera)
QuoteGuardando la presentazione del nuovo GioGioco di JoJo, i primi secondi ho pensato si trattasse di un musou. Poi ok, ho capito che era un altro tipo di gioco (a pelle lo paragonerei a Power Stone), ma al contempo mi sono fatto una domanda:
Esistono musou belli?
Quante lacrime virili versate sull'annuncio del gioco di Kenshiro, a vederlo prendere a pugni migliaia di cattivoni di Mad Max, solo per poi prendere il gioco e farsi cadere le palle dopo cinque ore in cui si fa effettivamente solo quello: prendere a pugni migliaia di cattivoni di Mad Max.
E se penso a quanto mi son rotto le palle con uno dei Dinasty Warriors, me lo chiedo proprio: ma a chi piacciono i musou? Ce ne sono di belli?
Il gioco di Gundam, e pure quello di One Piece, mi avrebbero stuzzicato, ma vedendo il risultato di Kenshiro, me ne sono tenuto alla larga. Se riesci a rendere noioso un gioco di Ken il Guerriero, vuol dire che quello stile di gioco è una aberrazione delle invenzioni videogiochistiche.
I vostri pareri e consigli?
Cordiali saluti,
Paolo B. / Metallo Paolo
QuoteHola freecrew,
complimenti per il podcast, vi si ascolta sempre che è un piacere e il vostro umorismo allieta queste giornate di canicola passate sui libri. Apprezzo specialmente Bruno, sempre fresco e spigliato, che ho conosciuto grazie a Retrocast e dona equilibrio geografico alla scena del podcasting.
Dopo aver seguito le conferenze degli scorsi giorni, riflettevo a freddo su come Sony, ormai fagocitata dal suo stesso marketing, sia riuscita nuovamente a camuffare in maniera egregia una line up natalizia inesistente con l'annuncio di un remake e di due grandi punti interrogativi, come chiosava in maniera sagace Stefano Talarico su altri lidi.
In modo particolare mi sovviene l'immagine di un serafico Yu Suzuki che, sommerso dagli applausi nel tripudio generale, viene invitato sul palco per annunciare la sua campagna Kickstarter. Premetto che, non essendo possessore di un Dreamcast, non ho mai giocato Shenmue, dunque quello che scrivo va al di là di ogni considerazione o dubbio sul gioco in se: poco tempo fa Ron Gilbert, che proprio grazie a Kickstarter ha ottenuto il finanziamento di Thimbleweed Park, postava su Twitter un articolo di Gamasutra chiosando: "L'utilizzo di Kickstarter da parte dei produttori AAA come via libera per lo sviluppo è fastidioso, fuorviante e poco rispettoso.".
Lo spunto per la stesura dell'articolo viene dall'ultimo progetto di Igarashi, che ha rivelato come la campagna fosse nata come garanzia per il supporto da parte di finanziatori esterni: si parla di come, da alternativa alla pubblicazione tradizionale, la nota piattaforma sia diventata uno strumento nelle mani dei produttori per sondare l'appetibilità di un nuovo gioco, azzerando i costi dell'investimento e i rischi connessi, e anzi spremendo da subito il consumatore grazie a un'intelligente combinazione di marketing (i gadget riservati alle fasce più alte) e nozioni di gamification, come inserire negli stretch goal porzioni significative di gioco per raggiungere cifre maggiori. Lo scenario evolutivo provocatoriamente dipinto è quello di un modello proliferante in cui in definitiva sono ancora i produttori ad avere l'ultima voce in capitolo, con progetti potenzialmente innovativi cassati perché di scarso richiamo in termini di concept e l'ennesimo capitolo di Assassin's Creed sviluppato grazie a crowdfunding,
So che avete già discusso del fenomeno Kickstarter in precedenza, ma sono curioso di ascoltare la vostra opinione a proposito: trovate che quanto successo durante l'E3 consacri definitivamente questa tendenza? Pensate che in fondo sia solo l'ennesima alienazione di una piattaforma che non ha mai rispecchiato la sua visione originaria?
Un saluto a tutti,
Edoardo 'Albastratta' C.
P.S. Prometto di donare appena le mie misere finanze da studente universitario me lo consentiranno!
(Link all'articolo: http://www.gamasutra.com/blogs/AndrewPellerano/20150520/243843/Kickstarter_or_Every_Publishers_New_Greenlight_Process.php)