[EMAIL] Ah, Anita!

Started by BrunoB, 17 February 2014, 02:15:33

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BrunoB

Ci scrive Mario C. in email:

QuoteCiao a tutti,

Innanzi tutto vi faccio i "complimenti per la trasmissione". Premetto che l'argomento per cui vi scrivo probabilmente è stato da voi trattato mesi fa , ma purtroppo io vi ascolto da relativamente poco tempo, quindi credo di aver perso quella (o quelle) puntate in cui ne parlavate.
Quindi se volete cestinare questa mail, perché non avete voglia di ripetervi, vi capisco perfettamente.

Qualche giorno fa ho letto che Anita Sarkeesian sarà premiata con l'Ambassador Award durante i Game Developer Choice Awards con motivazione: "aver esplorato la rappresentazione delle donne nella cultura pop, con un'attenzione particolare per la rappresentazione nel medium videoludico"

Quello che mi chiedo io è se sia possibile che una reazione di molti utonti di internet assolutamente stupida, gretta e razzista, possa trasformare una analisi sui videogiochi sommaria, forzata e piena di inesattezze, in una opera degna di nota, anzi addirittura di premio.

Detto francamente, a me dispiace per la povera Anita che si è beccata tutti quei beceri insulti, e mi dispiace anche per come la community dei videogiocatori ne sia uscita fuori. Però secondo me quando si valuta uno studio, o una analisi che viene fatta di un particolare contesto, non bisogna mai perdere il senso critico, anche a costo di essere additato come razzista e misogino.

Ultimamente ho rivisto i filmati della Sarkeesian, e vi propongo i temi che reputo i più deboli:

1- "Perché nei videogiochi la principessa rapita non riesce a liberarsi da sola? E perché invece il protagonista maschile se imprigionato a inizio gioco ci riesce?"
La risposta a mio modesto avviso è molto banale: perché altrimenti i giochi in questione sarebbero mediocri e tremendamente brevi. Se Peach si presentasse davanti a Mario a metà del primo livello dicendo: "tranquillo mi sono liberata da sola" il gioco durerebbe 20 secondi. E se in un ipotetico gioco il nostro personaggio non riuscisse a uscire da una prigione, sarebbe un simulatore di detenuto (non esattamente il gioco più divertente del mondo).
Secondo me alla Sarkeesian sfugge il fatto che nella maggior parte dei videogiochi (sopratutto quelli di diversi anni fa) la trama funge da pretesto per il gameplay, quindi il "salvare la principessa" non è altro che un mero pretesto per giustificare che il nostro personaggio debba fare un "viaggio" dal punto A a quello B.

2- I giochi mostrati da Anita in cui i personaggi femminili sono secondari o più deboli dei maschi sono molti, io mi chiedo però come mai non faccia vedere il gran numero di giochi in cui la situazione è ben diversa. Non mi riferisco a giochi sconosciuti, ma a titoli come Resident Evil, Tomb Raider, o interi generi come ad esempio i Jrpg, i cui gruppi di co-protagonisti sono praticamente sempre misti, e donne e uomini combattono uno fianco all'altro.
Mancano anche tutti i videogiochi dove semplicemente all'inizio si chiede di creare il proprio pg da zero, potendo quindi scegliere anche il sesso (ad es. gli MMORPG)

3- In un filmato si criticano i giochi in cui a suo avviso si fa ironia del maschilismo. Gli esempi sono giochi in cui alla fine la principessa si trasforma in mostro, oppure muore non potendo dare la "ricompensa" al protagonista. Lei dice che fare ironia sul maschilismo è un altro modo di diffondere idee maschiliste.
Partendo dal presupposto che secondo me spesso sarebbe meglio farsi una risata che tante seghe mentali, mi sembra che in questo caso Anita manchi del tutto l'obiettivo vedendo in una ironia al maschilismo quella che a me sembra la tipica ironia autoreferenziale che caratterizza il mondo dei videogiochi. Detto più semplicemente, sono videogiochi che prendono in giro altri videogiochi.

4- Ma la parte che decisamente mi ha colpito di più è quando descrive il suo gioco ideale. In pratica parla di una principessa che fugge da una prigione in cui è stata segregata, ma tornata nel suo regno scopre che un consiglio (di uomini) ha usurpato il trono; lei ammazza tutti e game over.
Ora, siccome nei vari filmati si lamenta del fatto che nei videogiochi ci sono personaggi femminili rapiti, torturati, uccisi ecc... Quale è quindi il concetto di base che la Sarkeesian ci vuole dire? Che se in un videogioco ci sono personaggi maschili che sono rapiti, seviziati o uccisi, tutto va bene (anzi non bisogna starne neanche a parlare), ma se tali personaggi sono donne, si tratta di maschilismo?
Nei giochi in cui si vuole creare un clima di "vendetta" al protagonista bisogna uccidere padre, fratello, figlio o amico, ma non madre, sorella, moglie/fidanzata o figlia?
Mi sembra francamente ridicolo, e mi ricorda quello che è successo con Resident Evil 5.
I primi episodi della serie si svolgono negli Stati Uniti, si ammazzano zombie "americani" e nessuno dice nulla. Il quarto episodio si svolge in Spagna, e noi massacriamo spagnoli, e nessuno dice nulla. Il quinto è ambientato in Africa, si ammazzano africani, si solleva un polverone e si accusa Capcom di essere razzista.

Considerando che mi sono dilungato troppo, chiudo qui e vi chiedo cosa ne pensate dell'argomento.

Un saluto


Mr Rud

"Quello che mi chiedo io è se sia possibile che una reazione di molti utonti di internet assolutamente stupida, gretta e razzista, possa trasformare una analisi sui videogiochi sommaria, forzata e piena di inesattezze, in una opera degna di nota, anzi addirittura di premio."

Butto la mia risposta quì.

La questione è molto semplice: premiazioni del genere non vengono quasi mai fatte a beneficio del premiato, ma vengono utilizzate per mandare un messaggio, una dichiarazione di intenti o per stabilire uno status, pensiamo agli Oscar "immeritati", al premio Nobel per la pace prematuro a Obama (che poi avrebbe continuato bellamente con i suoi bombardamenti con droni), o al conferimento della medaglia all'onor civile a Quattrocchi (mercenario che ha solo detto due belle parole in punto di morte). Il fatto che questi messaggi siano giusti o meno ha poca importanza, l'importante è cosa questi riconoscimenti dicono del presente.

I videogiochi si trovano in un momento critico: sebbene siano abbastanza diffusi da poter evitare la ghettizzazione (vedi i fumetti), non sono ancora presi abbastanza seriamente da essere considerati un media importante, o addirittura un'arte, per i motivi più disparati. Dare un premio ad una persona che ha presentato (in maniera discutibile o meno) il problema delle gender issues non serve ad Anita per riconoscere la qualità o la "giustezza" del suo lavoro , serve per dire agli altri: "I VIDEOGIOCHI SONO ABBASTANZA MATURI DA PORSI DOMANDE SU QUESTI PROBLEMI", il quale è un messaggio importante sia per la comunità dei devs, sia per "chi sta fuori" e vede i vg come un passatempo stupido.

Anche io, da critico accanito di femfreq, ho visto di cattivo occhio questa decisione, ma se ciò può portare benefici dando un status più serio al media, ben venga.

Mirk8

Secondo me è giusto parlare dell'argomento nche nell'industria videoludica, ma il modo della Sarkeesian è da femministe decisamente troppo estremo. Certe teorie  possono essere confutate con molti esempi, altre sono davvero senza senso. Cioè lamentarsi che Ms. Pacman viene rappresentata con un fiocco rosa, nell'epoca degli 8-bit poi, è davvero esagerato. Come lamentarsi del plot della "Damigella in pericolo" che viene usato anche nei film, inoltre nei videogiochi è più facile trovare esempi di donne forte. Secondo me ci sono donne come Brenda Romero e Leigh Alexander che meriterebbero molto di più un premio del genere.